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autorità austriache, le banche e le compagnie di assicu-
razioni triestine avevano dovuto depositare a Vienna;
- per l’acquisizione di materie prime (in particolare, il
carbone), ecc. da inviare in Italia, in gran parte com-
pensate con l’invio in Austria di viveri e beni di prima
necessità per fare fronte alla g rave crisi alimentare in
cui versava il paese nei primi mesi del 1919 (in propo-
sito è opportuno ricordare che il 5.2.1919 fu necessario
inviare un contingente di 300 soldati italiani per scor-
tare un carico di viveri destinato alla popolazione
ormai ridotta alla fame).
b) la prof icua opera di pacificazione svolta personal-
mente dal gen. Seg re in occasione della prima crisi tra
Austria e Jugoslavia per il possesso della Carinzia (in
seguito, questa vicenda si svilupperà prima con l’invio
da Vienna a Klagenfurt di un gruppo di carabinieri per
il mantenimento dell’ordine pubblico, poi con l’invio
dall’Italia di un contingente di truppe per contrastare
quelle jugoslave che volevano occupare la Carinzia ed
inf ine con un plebiscito che sancirà l’appartenenza
della conca di Klagenfurt all’Austria).
Per l’espletamento dei suddetti compiti la Missione si
avvalse di appositi organismi. Inizialmente, furono
infatti nominate n. 5 Commissioni e n. 6 Delegazioni,
sparse su tutto il territorio austriaco; in un secondo
tempo, le Commissioni diventarono 7 in quanto, su
richiesta del gen. Segre, ne furono nominate altre due
(una per l’aeronautica ed una per i beni artistici).
Pur in condizioni difficili, la Missione riuscì a portare
a termine quasi tutti i compiti ad essa assegnati ed in
definitiva si può dire che le diff icoltà maggiori furono
causate soprattutto dagli intralci che le altre Missioni
alleate presenti a Vienna creavano nei confronti
dell’Italia; bisogna infatti tenere presente che in quel
momento, a causa di talune divergenze nell’applicazio-
ne del Patto di Londra, le altre “grandi potenze” erano
poco propense a riconoscere, sul piano politico, van-
taggiosi spazi di manovra al nostro paese.
Lo “scandalo”
Malgrado questi buoni risultati, in forza dei quali la
Missione si era anche guadagnata la stima ed il ricono-
scimento degli stessi austriaci, l’obiettivo f inale
dell’Italia di recitare a Vienna il ruolo di grande poten-
za e di mostrare ai vinti le sue migliori qualità, fu vani-
f icato da un episodio che a quell’epoca passò alle cro-
nache con la def inizione di “scandalo della Missione
italiana a Vienna”.
Fig. 4
Lettera spedita da un
componente della “Commissione
Ferroviaria” della “Missione Militare
Italiana Vienna” (vedi bollo a due cer-
chi con stemma sabaudo
al centro) ed impostata presso l’ufficio
posta militare n. 151 che a
quell’epoca si trovava a Innsbruck.
Evidentemente questa Commissione
operava nelle vicinanze di Innsbruck e
la relativa posta non veniva pertanto
inviata a Vienna per essere inclusa nel
dispaccio da inviare in Italia
con il corriere
.
Fig. 5 - Cartolina illustrata (datata
6.1.1919) spedita da un componente della
“Commissione Militare Italiana” ad
Innsbruck (vedi i due bolli di tipo diverso:
uno lineare con l’indicazione “Ufficio
Stazione” ed uno circolare con il nome
della località) e giunta, tramite corriere, a
Trento dove è stata impostata presso l’uffi-
cio civile (vedi bollo ex austriaco scalpel-
lato) in data 9.1.1919. Della medesima
corrispondenza segnalo una cartolina
datata 1.2.1919 che risulta ancora impo-
stata a Trento (P.M. n. 124) mentre un’al-
tra, datata 6.3.1919, risulta invece appog-
giata presso l’uff icio P.M. n. 151 che si tro-
vava ad Innsbruck. Ciò deriva dal fatto che
la P.M. n. 151 ha iniziato ad operare ad Innsbruck a partire dal 25.1.1919 e fino a tale data (ed anche per alcu-
ni giorni dopo) la posta dei delegati italiani veniva pertanto appoggiata a Trento.
 
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